giovedì 12 febbraio 2015

domenica 6 maggio 2012

ALLE ORIGINI

06 MAGGIO 2664 ASTROTEMPO UNIVERSALE UNIFICATO
In qualsiasi metropoli, città o villaggio della madre Terra e del grande Marte dove voi potete venire a trovarvi incontrerete sempre almeno un monumento, una targa, una strada dedicata al ricordo di Agata Rita Aceri.
Agata Rita Aceri; laureata in astronomia e biologia, scienziata e ricercatrice. Definita italiana, perché nata sulla terra quando esistevano ancora le nazioni originali, figlia di un musicista e di una insegnante di matematica è universalmente riconosciuta come la madre di Marte così come attualmente lo conosciamo.
Le  tante statue a lei dedicate la rappresentano come era; maglietta, pantaloni comodi e scarpe basse. Un viso ovale incorniciato in una folta pettinatura a caschetto.
Semplice e geniale. Dai primi anni 2000 in poi il potenziale spaziale terrestre ambiva ad espandere la presenza umana nello spazio, in particolare su Marte. Le difficoltà erano enormi prima fra tutte la spaventose lentezza dei veicoli spaziali dell’epoca.
Nonostante tutto l’esplorazione di Marte proseguì con sistemi automatici che portarono alla raccolta di una mole enorme di informazioni.
Molti pensarono che l’ambiente di Marte avesse la possibilità di essere trasformato in qualche cosa di simile a quello della Terra. In definitiva erano i primi concetti della storica operazione di “terraformazione”.
Agata Rita Aceri intorno al 2015, allora docente universitaria, coordinò un gruppo di grandi scienziati internazionali che volontariamente analizzarono la immense masse di dati che riguardavano Marte e nel 2018 presentò pubblicamente le conclusioni.
Marte poteva diventare la nuova frontiera dell’umanità ma doveva essere reso abitabile. Il progetto scaturito dalle ricerche prevedeva la “terraformazione” di Marte prima dell’arrivo degli esseri umani. Questi ultimi avvrebbero trovato le condizioni per vivere e non avrebbero dovuto essere organizzati ed attrezzati per affrontare immediatamente un viaggio di ritorno lungo e pericoloso verso la Terra.
Fu previso l’impiego di satelliti, sonde e sistemi automatici e robotizzati che avrebbero dovuto operare sul suolo marziano autonomamente e creare atmosfera, acque, vegetazione.
Successivamente sarebbero stati inviati verso l’ormai “ex pianeta rosso” attrezzature e materiali in modo da permettere ai primi terrestri che vi avrebbero messo piede di vivere ed organizzarsi in un nuovo mondo. Si sperava e prevedeva anche una evoluzione delle tecnologie spaziali durante i tempi, non definiti, dell’intero programma rivolto alla conquista di Marte; questo ultimo fattore avrebbe permesso l’accelerazione ed il miglioramento qualitativo di tutte le operazioni.
La ricerca fu diffusa negli ambienti scientifici ed universitari e nel 2019 recepita da importanti agenzie scientifiche legate alle Nazioni Unite. Oltre al relativamente ristretto ambiente scientifico non suscitò particolare interesse.
Almeno fino al 2020. Le grandi industrie legate alla produzione aerospaziale risentivano da almeno venti anni di due fattori negativi. Le ricorrenti crisi finanziare internazionali ed i limiti sempre più stretti che i governi imponevano alle spese destinate a tutto quello che riguardava lo spazio.
I manager di queste imprese si resero conto che mettere in pratica la ricerca coordinata da Agata Rita Aceri avrebbe avuto come conseguenza un enorme balzo in avanti dei loro bilanci spingendoli verso quella positività che da troppi anni raggiungevano a stento.
La possibilità di modificare l’intera operazione in relazione all’evoluzione tecnologica poteva poi attrarre investimenti e generare prodotti interessanti.
Durante l’Esposizione Aerospaziale di Pechino, nell’anno 2021, in un incontro riservato alla dirigenze degli interi comparti industriali aerospaziali ed elettronici mondiali fu deciso di fare tutto il possibile per iniziare a realizzare quella che definirono la “Operazione Marte”.
Furono fatte pressioni sui singoli governi e sulle Nazioni Unite. Tutti i mezzi di informazione dell’epoca furono impiegati per orientare favorevolmente l’opinione pubblica.
Seguì la formazione del Consorzio Aerospaziale Mondiale, presieduto dall’industriale svizzero Bruno Klagenman.
Il Consorzio Aerospaziale Mondiale costitui una fondazione, dotata di una solida copertura finanziaria, e sede a Lisbona destinata ad assumere il ruolo di direzione generale del progetto. La presidenza fu affidata ad Agata Rita Aceri mentre tutti i suoi collaboratori furono inseriti in ruoli di rilievo.
Bruno Klagenmann, alto e brizzolato, fu un abile diplomatico e coinvolse le Nazioni Unite nella gestione della parte politica ed amministrativa. Infatti l’O.N.U. in assemblea plenaria, ed alla unanimità, stabilì che le nazioni che partecipavano allo slancio verso Marte avrebbero avuto la priorità nell’invio di coloni.
In aggiunta fu ratificato che i territori marziani sarebbero stati assegnati in proporzione alla partecipazione e che di fatto avrebbero avuto lo stato di regioni o provincie lontane delle nazioni che avrebbero direttamente aderito al progetto con la possibilità di sfruttare le risorse naturali.
Contemporaneamente il Consorzio Aerospaziale Mondiale, e le relative società sussidiarie, furono presentate in borsa ed iniziarono ad emettere azioni assicurando finalmente il flusso fianziario tanto desiderato dalle società aeronautiche ed elettroniche di tutto il pianeta.
Agata Rita Aceri, e tutto il suo gruppo,  poterono sviluppare il progetto per la parte scientifica e previsionale. Ma rimasero incapsulati in una struttura dove la parte tecnologica e pratica era messa in atto da persone capaci ma che rispondevano direttamente ai consigli di amministrazione delle aziende. Il primo atto fu la progettazione di un missile in grado di permettere l’invio di carichi di relativamente grande massa verso Marte.
La tecnologia dell’epoca era ancora ancorata ai motori a combustione ed, in attesa di radicalmente nuovi sistemi di propulsione, dai computer CAD del Consorzio Aerospaziale Mondiale vide la luce un vettore a quattro stadi. Con una base larga 18 metri ed una altezza complessiva pari a 135 metri era in assoluto il missile più grande ideato da quando l’umanità si era affacciata oltre la propria atmosfera.
Oltre che dai motori di ogni singolo stadio era spinto da 3 corone di 6 missili ausiliari per ognuno dei primi 3 stadi. Il quarto stadio era quello destinato ad essere proiettato verso Marte. Questa nuova generazione di lanciatori fu ufficialmente battezzata  Vettore Marte ma gli addetti ai lavori li indicavano con i nomignoli di “Marte Express” oppure “Treno per Marte”.
Il gruppo dirigente del Consorzio Aerospaziale Mondiale deliberò la pianificazione per la costruzione di siti di lancio idonei e per accelerare lo sviluppo del programma, che aveva tempi indefiniti e comunque lunghi, verificò la disponibilita delle basi della nazioni terrestri che per prime si erano dedicate allo spazio. Stati Uniti e Russia.
Fu subito evidente che le loro installazioni missilistiche avrebbere dovuto essere ampliate e modificate per ospitare i Vettori Marte ma, mentre la proposta era all’esame dei rispettivi governi, vi furono conseguenze inquietanti e gravi.
A Washington, in una luminosa e gelida giornata invernale, decine di persone in uniforme raggiunsero la Casa Bianca. Innalzarono degli striscioni ed esposero dei cartelli.
Erano generali e colonnelli degli stati maggiori convinti fino alla esasperazione che l’adesione del governo U.S.A. alla “Operazione Marte” fosse una perdita di sovranità nazionale nel delicato settore spaziale che per i militari rappresentava la punta del sistema difensivo ed offensivo nazionale.
In realtà i vertici delle forze armate temevano di perdere il controllo della agenzie aerospaziali con la conseguente riduzione del proprio prestigio e del peso politico che potevano esercitare.
Inscenarono la manifestazione di protesta, al limite dell’ammutinamento. In poche ore si unirono a loro veterani e semplici cittadini. La folla diventava sempre più numerosa e Carmine Colpitts, presidente degli Stati Uniti, fu consigliato dal proprio staff di recarsi tra i manifestanti per tentare un dialogo, rassicurare e convincerli a desistere.
Contemporaneamente, forse perché non informati della iniziativa presidenziale, i responsabili dei servizi di sicurezza ordinarono alle unità antisommossa di disperdere la folla che ormai era composta da alcune migliaia di persone.
Furono 10 ore di violenta guerriglia urbana. Auto in fiamme, autobus assaltati e messi di traverso lungo le strade, lacrimogeni e scontri fisici degni di bande di periferia.
A fatica gli agenti del Servizio Segreto incaricati della protezione del presidente riuscirono ad estrarlo dai tumulti. Le immagini del corpulento Colpitts sanguinante al volto colpito da un oggetto contundente con gli abiti sporchi e laceri diventarono rapidamente di dominio pubblico in tutto il pianeta provocando una caduta dei titoli in tutte le borse mondiali.
Nei giorni seguenti, per placare i militari ed evitare altre ripercussioni finanziarie, il parlamento Statunitense decise di non aderire direttamente alla “Operazione Marte” lasciando comunque le imprese private libere di partecipare al progetto come ritenevano opportuno.
Dopo la decisione parlamentare in tutte le basi delle forze armate U.S.A. vi furono manifestazioni di giubilo e festeggiamenti.
Poco tempo dopo gli avvenimenti di Washington anche nel cuore della Russia la situazione prese una piega imprevista ed ancora più tragica.
Circa al centro di una enorme area addestrativa nei pressi di Mosca riservata alle forze corazzate era stato costruito un grande palco in legno grezzo.
Sulla sommità si trovavano le più alte autorità civili e militari della Federazione Russa compreso il capo dello stato, la presidente della Federazione stessa Lucia Zelkranskj.
Nei primi tepori della primavera orientale assistevano alla dimostrazione operativa delle capacità della versione da esportazione del carro armato T 102/R; uno dei prodotti più innovativi uscito dalle industrie belliche russe e motivo di orgoglio nazionale.
Un giovane tenente del reggimento di cavalleria corazzata delle guardie, addetto al servizio di sicurezza, si avvicinò alla Presidente. La guardò negli occhi per un istante e poi, con movimenti imprevedibili e fulminei, estrasse la pistola d’ordinanza. Si inserì l’arma in bocca ed eplose un colpo.
Il suo corpo cadde sul tavolato del palco mentre dalla testa schizzava sangue ovunque.
Lucia Zelkranskj atterrita e con l’abito blu fresco di stiratura, il volto bianco e la elaborata acconciatura bionda punteggiata da infiniti segni rossi venne subito trascinata in una automobile dalla sua scorta personale e trasportata al sicuro a Mosca tra le grandi mura del Cremlino.
L’ufficiale suicida era il tenente Leonida Tciaimov. Un giovane soldato di belle speranze, dalla carriera immacolata, ed estremamante affidabile. Proveniva da una famiglia di tradizione militare ed il padre, il Generale Gregory Tciamov, era l’attuale comandante del gruppo di armate occidentali.
Si pensò ad un atto dovuto ad una improvvisa follia. Ma nei giorni successivi venne reso noto il contenuto di una ultima dichiarazione che il giovane aveva lasciato in rete, all’interno della sua pagina personale.
Anticipava il gesto estremo che lo aveva compiuto ed affermava che si sacrificava per la patria. Riteneva che fosse l’unico modo per richiamare l’attenzione del popolo Russo sulla svendita della sovranità nazionale e di tutte le forze armate provocata dalla possibile adesione della Federazione Russa alla “Operazione Marte”.
Scoppiarono tumulti in tutte le principali della città della Federazione ed il Generale Tciaimov seguito compatto da tutto il gruppo di armate al suo comando si ribellò occupando San Pietroburgo ed ingaggiando violenti combatimenti con le unità del Ministero degli Interni che tentavano di riconsegnare al Governo il controllo della situazione.
Tutti i rappresentanti dei vertici governativi correvano seri rischi per la propria incolumità e dovettero fuggire da Mosca. Trovarono riparo in Polonia mentre le fazioni, dopo gli scontri, stabilirono una fragile tregua.
Per riportare la situazione alla normalità, ed evitare l’espandersi di una crisi che poteva avere conseguenze globali, fu necessaria una complessa mediazione intrapresa dai più autorevoli rappresentanti della chiesa Ortodossa. Una condizione cardine dell’accordo prevedeza che la Federazione Russa non averbbe mai partecipato direttamente alla “Operazone Marte”.
Fu aggiunta successivamente una clausola, mututa da quanto era accaduto negli Stati Uniti, che lasciava le singole imprese esclusivamente private libere di aderire.
Solo dopo queste assicurazioni scritte i militari si ritirarono permettendo al governo di tornare a Mosca e la situazione si normalizzò. In tutte le nazioni dove era presente la religione cristiano Ortodossa furone celebrate grandi messe di ringraziamento.
Parallelamente al mancato sostegno ufficiale e concreto alla “Operazione Marte” di Russia ed U.S.A. le rimanenti nazioni terrestri con capacità industriale affermata o in via di sviluppo erano estremamnte interessate e disponibili.
I cinesi presentarono una soluzione alternativa per la costruzione di una grande base di lancio nel deserto dei Gobi mentre i paesi africani che comprendevano nel loro territorio il deserto del Sahara proposero le aree desertiche come sede di una seconda struttura missilistica.
Il Consorzio Aerospaziale Mondiale accettò queste indicazioni e nel corso dei decenni successivi due dei luoghi più inospitali del pianeta videro completamente cambiato il loro volto. Intorno alle strutture dedicate ai vettori Marte  furono costruiti complessi industriali di ogni genere, centrali elettriche e dal nulla spuntarono città che dovettero essere dotate di tutti i servizi generando altri lavori ed affari.
Per i popoli terrestri fu nel bene e nel male la nuova frontiera del secondo millenio.
Per milioni di persone senza un lavoro, o che loro malgrado dovevano vivere di attività precarie ed incerte, i vettori Marte diventarono la chiave per la felicità.
Gli esperti del Consorzio Aerospaziale Mondiale avevano però previsto che con la “Operazione Marte” a pieno regime per mantenere costante ed accettabile la frequenza dei lanci sarebbero state indispensabili 3 basi missilistiche.
La soluzione fu presentata da un gruppo di aziende europee e sud americame specializzate nella costruzione di impianti per l’estrazione di petrolio e gas naturale.
Ipotizzarono la costruzione di una enorme rete di piattafome marittime off-shore dislocate nell’Atlantico del sud, relativamente vicine alle coste del continente sud americano che avrebbero avuto la funzione di base lancio.
Il Consorzio Aerospaziale Mondiale approvò. Iniziò così la installazione di una struttura artificiale che si espanse fino a raggiungere una estensione di centinaia di chilometri quadrati circondata dall’ oceano Atlantico.
Fu un opera colossale. Ultimata la chiamarono il  “continente di ferro”.
Attualmente, dopo secoli, è ancora solidamente al suo posto e coloro che transitano sulla madre Terra cercano sempre di trovare il tempo per visitare ammirati il “continente di ferro” che ora ospita uno dei principali musei dedicati alla storia della Madre Terra e del Grande Marte.
Con questa mia dissertazione sono certo di avere qualche nemico in più. Ma è la realtà storica incontrovertibile e documentata.
Uffucialmente l’umanità raggiunse il Grande Marte per l’anelito verso le stelle, per la volontà di portare la vita, per l’istinto della ricera e dell’esplorazione.
Per molti, moltissimi le motivazione furono queste.
Ma alla base della “Operazione Marte” vi era la necessità di fare affari. Ed alla svelta viste le condizioni di instabilità dell’economia mondiale e le loro tragiche conseguenze.
Si intraprese la realizzazione di un programma che non aveva tempi definiti e con contenuti politici amministrativi generici e vaghi.
E come se non bastasse non si aveva la minima idea di come si sarebbero evolute le tecnologie da impiegare e quindi molte decisioni furono prese poco prima della loro attuazione pratica con ampio margine di approssimazione.
E queste condizioni di partenza influenzarono la storia del Grande Marte per centinaia di anni.

giovedì 5 aprile 2012

BENVENUTI

05 APRILE 2664 ASTROTEMPO UNIVERSALE UNIFICATO
Utenti casuali o interessati a ricerca, ed anche affari, benvenuti nel mio nodo personale che mi è stato cortesemente assegnato dalla intelligenza di gestione a stato elettrochimico nella geometria digitale di Unicom, la rete di interconnessione universale. Ricordo a tutti voi che questo luogo di espressione è abilitato ai massimi livelli di comunicazione ed inserito direttamente nelle dorsali LUCELINK interplanetarie; potrete quindi incontrare l’espressione di concetti generati da intelletti distribuiti in tutto il cosmo conosciuto.
Dopo gli obblighi delle avvertenze mi presento: sono Emil Primum esploratore, giornalista, archeologo e storico. Ma abbandoniamo le formalità e la falsa modestia, che non si addicono alla mia persona.
Presumo che il mio nome e la mia immagine siano a voi già conosciute: testi di ogni genere e raccolte olografiche da me elaborate sono vendute e tradotte in tutto il sistema solare e possono essere acquistate anche nei pianeti più remoti dell’oltrespazio. Oltre a questo da anni testate scandalistiche e giornalistiche propongono le mie gesta in tutto l’Unicom; mi riferisco alla espulsione dall’Accademia delle Scienze di Marte & Terra dovuta ai soliti invidiosi ai quali evidentemente non piace che io tragga guadagni dalla vendita del mio pensiero associata al commercio, legalmente ammesso ma da alcuni ritenuto immorale, dei reperti che le mie esplorazioni mi hanno permesso di ritrovare.
Aggiungiamo poi che non ho mai nascosto la passione che provo per le signore raffinate e gli alcoolici; due fattori importanti  per stimolare la creatività che purtroppo attraggono reporter scadenti che non riescono a fare di meglio che vivere di pettegolezzi. Ed il mio nome associato ad ogni genere di impresa è proiettato nell’infinità delle stelle.
Ma i miei detrattori, alla fine pochi, ed i miei estimatori, e sono tanti, hanno una opinione in comune: i risultati delle ricerche ed esplorazioni che ho condotto non sono mai stati smentiti da nessuno. E questo perché ho sempre inseguito la verità.
Inzio da ora a pubblicare parte dei miei appunti che riguardano la storia del Grande Marte e della Madre Terra dalle origini. Una vicenda immensa che ha visto speranze realizzarsi e progetti perdersi nel nulla ed un periodo oscuro di lontananza non solo spaziale tra Marte e Terra. La scoperta casuale delle fenditure spazio/tempo trasparenti che ha portato gli umani di Marte ad entrare in contatto con specie umanoidi e non umane presenti nell’infinità dello spazio. E la tragica necessità di difendere il sistema solare da invasori provenienti da buio astrale.
Ma anche una storia che ha lati oscuri e mai raccontati. Questi appunti forse diventeranno caotici e non seguiranno un ordine cronologico preciso, non sono mai stato ordinato. Ma per ogni argomento esprimeranno sempre la verità  in tutti gli aspetti scientifici, militari culturali e di costume che riguardano il sistema solare.
L’unico settore di spazio conosciuto dove una specie umanoide vive simultaneamente su due pianeti vicini.
Ora che ho terminato di illustrarvi le premesse a questo gigantesco lavoro, che tra l’altro è gratuitamente a disposzione di tutti, desideravo ricordarvi che ai nodi COMMERTERRA e SUPERMAGMARTE sono disponibili tutte le mie opere ed anche le immagini olografiche con dediche personalizzabili. Ringrazio profondamente le direzioni di questi fondamentali nodi commerciali per il contributo dato alla reallizzazione di “Le Nazioni di Marte”.
Se poi vi può interessare domani nel prisma Unicom riservato alle vendite personali area Marte sarà organizzata l’asta, al pezzo singolo, di 500 bottiglie di vini e liquori di alta qualità prodotti sulla Madre Terra.
Li ho acquistati io personalmente alla fine del mio ultimo soggiorno di ricerca, e li ho anche assaggiati. Deliziosi, imperdibili. Siete attesi numerosi e generosi.